La nostra opera: la protezione della bellezza
Nello spazio coesistono il vuoto e la materia. Modellare la materia per trasformare gli spazi è il nostro compito.
Il regista: SVE
In qualità di azienda esecutrice dei lavori materializziamo le idee del committente e il progetto dell’Architetto.
Creiamo le soluzioni ideali per ottimizzare i risultati e mantenere intatta la bellezza e l’armonia di strutture antiche e delicate.
Dirigiamo le maestranze affinché l’opera venga eseguita “a regola d’arte”.
Il teatro: Venezia
Da 1600 anni la magica scenografia della città racconta e mette in scena storie e memorie.
In questo teatro a cielo aperto, dalle quinte preziose e cesellate con arte, si svolge la nostra attività quotidiana di paziente dedizione.
La città richiede passione.
La devi percorrere in lungo e in largo, conoscerne i ‘tagli’, le scorciatoie segrete, i labirinti e le calli cieche che ti sbarrano il passaggio, i canali che rammentano che qui siamo sull’acqua e camminiamo sospesi tra le dimensioni.
L’acqua sei ore cresce e sei ore cala.
La marea detta il tempo, rallenta il ritmo e ti costringe a ritrovare il respiro, a pulsare con il cuore di questo luogo ancora senza tempo.
A Venezia non si viene per lavorare.
Si lavora per onorarla.
Il palcoscenico: il cantiere
Il lavoro di cantiere si configura come un micromondo in cui devono svolgersi tanti piccoli interventi, altamente specialistici e perfettamente coordinati tra loro.
Venezia è zeppa di cantieri, ma un cantiere a Venezia è diverso da qualunque altro.
La geografia della città sovverte ogni regola nota e ti obbliga a osservare norme e precauzioni impensabili in altri contesti.
Ogni cantiere veneziano è una vera e propria impresa, in cui cimentarsi per mettere alla prova organizzazione, competenze e capacità tecniche e creative.
Venessia e i venessiani
Un profondo amore lega i veneziani alla loro città.
La chiamano con nomignoli e vezzeggiativi e ne menzionano statue, ponti, palazzi e monumenti con epiteti affettuosi.
La toponomastica della città ignora i personaggi famosi della storia: nessun culto della personalità nelle calli e campielli veneziani. I loro nomi evocano costumi popolari, antiche professioni, merci e commerci che hanno reso potente La Serenissima.
E poi ci sono i santi, invocati a protezione della città e dei suoi sestieri.
A ogni passo Venezia racconta la sua storia.
A guidarci nel percorso dei possibili interventi di restauro evocheremo “el paron de casa”, il campanile di San Marco, da 12 secoli testimone della grandezza della Serenissima.
Il protagonista: l’operatore edile
L’operatore edile forgia il corpo proprio come un attore.
Come un attore deve essere agile e prudente.
Deve sapersi relazionare con gli altri membri della squadra e sviluppare con loro la tacita intesa che va oltre le parole.
In cantiere si parla spesso per allusioni e per metafore, che vanno correttamente interpretate: le parole ‘non dette’ sono quelle che contano di più.
Ci si misura sulla competenza ed è sull’esperienza che ci si giocano faccia e autorevolezza.
L’operatore edile è essenziale per la conservazione del patrimonio storico.
Preserva il fascino di Venezia attraverso le opere di restauro, che richiedono un variegato insieme di competenze.
– Competenze professionali e tecniche
• Conoscenza dei materiali e delle tecniche di costruzione
• Capacità di leggere e interpretare disegni tecnici e planimetrie
• Abilità nell’uso di attrezzature e strumenti da cantiere
• Esperienza nel lavoro con muratura, cemento, calce, intonaci, ecc.
• Competenza in ambiti specifici (impiantistica, carpenteria, piastrellatura, ecc.)
– Competenze umane e relazionali
• Capacità di lavoro di squadra e collaborazione con colleghi e superiori
• Comunicazione chiara e rispettosa
• Adattabilità a contesti e mansioni diverse
– Conoscenze della normativa di settore
• Conoscenza delle normative sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/08)
• Uso corretto dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale)
• Partecipazione a corsi di formazione obbligatori (es. formazione base, antincendio, primo soccorso)
– Competenze organizzative
• Puntualità e rispetto degli orari
• Capacità di organizzare il proprio lavoro nel rispetto delle scadenze
• Efficienza nell’esecuzione delle mansioni
– Doti personali
• Affidabilità e senso di responsabilità
• Precisione e attenzione ai dettagli
• Capacità di risolvere problemi in autonomia
• Gestione dello stress in situazioni di urgenza o difficoltà
• Rispetto e cura del proprio fisico
– Requisiti preferenziali
• Patente di guida (per spostamenti su cantieri diversi)
• Eventuali certificazioni (muletto, PLE, gru, ecc.)
• Buona condizione fisica
L’arte di gestire l'imprevisto
La gestione dell’imprevisto, che comprende molteplici aspetti, è l’elemento qualificante del nostro lavoro e si svolge principalmente a livello organizzativo.
1. Il primo punto, il più importante, è la conoscenza del contesto: Venezia.
2. Poi bisogna restare lucidi e non farsi mai prendere dal panico.
Per scelta SVE è una struttura molto flessibile che permette la creatività e ci consente di usare la fantasia, la capacità di vedere oltre, di sognare e avere una visione.
3. Infine si deve tenere conto dei fattori concreti, cioè dei limiti. In presenza di un limite (oggettivo o amministrativo e burocratico) che mi impedisce di costruire un’opera, la devo realizzare in maniera diversa.
Il dio delle piccole cose
Un lavoro di cui andiamo fieri è l’opera realizzata per una scala condominiale interna.
L’oggetto del restauro erano 3 piani di scale a 2 rampe.
In seguito a un’accurata ricerca e analisi delle scale, non avendo trovato alcuna indicazione scritta da Architetti o esperti, ci siamo ispirati alla scala tradizionale veneziana.
Le scale in genere vengono fatte in pietra tenera di Vicenza, che è un antisdrucciolo naturale o in pietra d’Istria.
Abbiamo inserito dei semplici ferri su cui poggiano i gradini che restano isolati l’uno dall’altro. Montando due gradini alla volta la scala resta sempre agibile. Conosciamo bene la scala antica e sappiamo che lavorando con le lastre e non con il massello pieno diventa meno pesante ed è più facile gestire il carico del peso, oltre a consentire un notevole risparmio sul materiale.
Il gradino veniva prodotto in laboratorio dal marmista e poiché tutti i pezzi, trattandosi di moduli che andavano inseriti successivamente, erano fatti fuori opera, la misura doveva risultare perfetta.
Siamo riusciti a montare 13 gradini in 2 giorni e ogni rampa aveva misure diverse.
Quando si interviene sulle scale bisogna tenere conto che a Venezia ci sono tante possibilità di assestamento: tante piccole cose che si adattano e si incastrano una nell’altra.
Venezia è stata concepita come un insieme di piccole cose, che coesistono armonicamente anche nei movimenti di adattamento.
Esecuzione “a regola d’arte”
La regola d’arte è l’insieme di tecniche e regole considerate più corrette, che garantiscano un adeguato standard di qualità nella realizzazione di un lavoro.
Al di là delle norme UNI EN ISO, la regola d’arte viene determinata da metodi operativi conformati al periodo storico.
La regola dell’arte cento anni fa era diversa.
Oggi la maggior parte delle lavorazioni vengono eseguite secondo determinati canoni e quindi quella è diventata la regola d’arte definita da situazioni socio culturali, storiche e – soprattutto nel nostro campo – anche tecniche.
La cultura di cantiere
Il cantiere è sempre stato il nostro mondo.
Ci piace capire come è fatto e la sostanza di cui è fatto.
Ci ispiriamo ai cantieri antichi per carpirne i segreti.
Prendiamo spunto dai cantieri moderni per cogliere gli aspetti innovativi.
Lavoriamo per i cantieri del futuro studiando nuove tecnologie, esplorando strade insolite, applicando fantasia e creatività alla nostra ricerca.
Diffondiamo la cultura di cantiere per informare i clienti sulle opportunità a loro disposizione e sulle migliori soluzioni di restauro conservativo e ricostruzione.
Tra gotico veneziano e cemento armato
Il primo esempio di cantiere moderno lo troviamo in occasione della ricostruzione del campanile di San Marco, a opera dell’ingegner Luca Beltrami, che progettò per la nuova struttura un’anima di cemento armato, sostenuta da 18000 pali di larice, vi inserì un ascensore elicoidale nascosto, numerò ogni mattone, ponendo i nuovi all’interno, gli antichi all’esterno.
Beltrami sperimentò anche tecnologie d’avanguardia per l’epoca, quali il “calcestruzzo vibrato”, ordinò carrucole in acciaio Krupp capaci di sollevare blocchi da dieci tonnellate e per consolidare il terreno fece iniettare 600 m³ di malta fluida nella sabbia.
Archeologia e Big data
In quell’occasione l’innovazione si fece strada e ora dialoga con l’archeologia.
Durante la Grande Guerra la cuspide del campanile di San Marco venne mimetizzata; nel 1962 vi fu installato un ascensore BBPR e dei sensori estensimetrici tra il 1993 e il 2000 per rilevare eventuali deformazioni della struttura. Oggigiorno le vibrazioni sono monitorate h24 da un algoritmo del CNR.
Quando, nel 1966 l’acqua alta da record sommerse la Loggetta, l’impianto elettrico dell’ascensore fu sostituito con componenti stagni. Nel 2023 un nuovo sistema LED a spettro calibrato ridusse l’inquinamento luminoso del 35%.
Orgogliosi di aver apportato un piccolo contributo
Alcuni anni fa, partecipando alla manutenzione dei cementi della cuspide, commissionata ad un’impresa con cui operavamo, sperimentammo direttamente l’emozione di contribuire a questo cantiere in costante evoluzione, testimone della presenza dell’arte e della maestria veneziana nei secoli.
Oggi il campanile è un vero e proprio laboratorio dove si incontrano antiche metodologie costruttive e le più innovative tecnologie di rilevamento e protezione.
L'oggetto irrinunciabile
A Venezia si cammina e noi facciamo almeno una maratona a settimana per raggiungere i cantieri.
L’ufficio è con noi, dentro la nostra borsa, che contiene sempre un blocco notes, penne, gli strumenti di misura (cordella metrica e misuratore laser), l’igrometro, dei guanti, le chiavi degli appartamenti in restauro e la calcolatrice.
Il filo a piombo è lo strumento più sicuro che abbiamo in cantiere perché ti dà sempre la perfetta verticalità. È un riferimento fondamentale.
Ma di certo l’oggetto irrinunciabile è la cordella metrica, che riassume e simboleggia la nostra operatività.
Gli strumenti tecnologici sono all’avanguardia, ma si possono starare.
Quando misuriamo dobbiamo avere la certezza dei dati rilevati, ci serve l’assoluta precisione e per questo la cordella metrica è più affidabile: mi offre la possibilità di andare sul concreto, di annotare e misurare sempre e subito.
Di metterci le mani.